5D per sabato 1 aprile

Quale approccio tra quelli di Dilthey (o dello storicismo) e di Weber (o della sociologia comprendente) ti sembra più convincente nel campo delle scienze umane? (Come sempre) giustifica la tua risposta (anche, se credi, ricorrendo a esempi tratti dallo studio della storia o di altre discipline umanistiche).

20 pensieri su “5D per sabato 1 aprile

  1. L’approccio di Weber o della sociologia comprendente risulta, a mio giudizio, più convincente rispetto a quello di Dilthey che prevede un’ immedesimazione: azione pur sempre soggettiva anche se Dilthey riteneva che ci fosse un metodo oggettivo ma che non conosciamo. Weber supera questa difficoltà introducendo il concetto di Tipi di agire che si succedono nella storia: agire tradizionale, agire affettivo, agire razionale secondo valore e agire razionale secondo scopo. Queste modalità di agire sono facilmente riscontrabili nelle motivazioni, se chieste, di un soggetto che compie un’azione. I 4 Tipi sono comprensibili grazie al fatto che lo studioso e il soggetto studiato siano entrambi umani; questa è la parte umanistica dell’approccio che non prevede un’ immedesimazione, pertanto il metodo risulta più oggettivo rispetto a quello di Dilthey.

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    1. Ottime considerazioni. Non è scontato, tuttavia, che il soggetto che compie un’azione sia disponibile a rivelare le sue “vere” motivazioni (che a volte potrebbero pure rimanergli inconsce), non credi? Cionondimento lo “storico” o lo “psicologo” possono ben congetturarle (ipotizzarle) sulla base dei loro effetti, a partire da una generale comprensione del “funzionamento” dell’uomo e dei suoi “tipi di agire” (che deriva loro dal fatto che essi stessi sono umani).

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  2. Dal mio punto di vista, il miglior approccio fin qui analizzato è quello di Weber.
    Con il sociologo tedesco condivido il fatto che sia sbagliato immedesimarsi nelle altre persone nel tentativo di spiegarne il comportamento. In campo storico-sociale, si rischierebbe di fraintendere l’agire di quest’ultime, sostituendone i valori e le intenzioni con i propri, rendendo la Storia totalmente soggettiva. Per ovviare a questo problema, Weber introdusse i “tipi ideali”, ovvero delle categorie attraverso le quali spiegare il comportamento dell’uomo. Queste 4 categorie (agire tradizionale, agire affettivo, agire razionale secondo valore oppure scopo) permettono di etichettare l’uomo in modo oggettivo senza forme di banalizzazione o incomprensione.

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  3. Ritengo che la soluzione proposta da Dilthey e il suo storicismo sia l’approccio più efficace per comprendere l’agire dell’uomo. Infatti Weber con i suoi quattro “tipi di agire” limita moltissimo le possibilità dell’agire umano. Ciò che per noi dovrebbe essere evidente, in quanto riconducibile ad uno dei quattro “tipi di agire”, in realtà non è per nulla una certezza. Il soggetto, potrebbe benissimo essere stato mosso da altre cause o non sapere affatto il perché delle sue azioni. Proprio per questo motivo ritengo che l’immedesimazione dell’ approccio di Dilthey sia più funzionale allo scopo ultimo.

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    1. Considera che i quattro tipi di agire possono essere ulteriormente articolati secondo “tipi ideali” come il “generale vittorioso”, il “poeta romantico” ecc. (ciascuno dei quali ha il suo “repertorio di mosse” che può fare, adottando una metafora tratta dagli scacchi). Anche così Weber soggiacerebbe alla tua critica?

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  4. Trovo significativo l approccio di dilthey perché riporta in auge l’importanza della storicità nella sfera sociale e per la formazione del uomo e del mondo, e sostiene il primato e l’autonomia dei fatti nella storia.

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  5. Secondo me l’approccio di Weber è più soddisfacente di quello di Dilthey in quanto egli riconosce che lo scopo di tutte le scienze è quello di avere sì una legge generale ed universale ma tale legge deve essere scoperta per poter giustificare e raccogliere i fenomeni individuali che in essa trovano spiegazione e che quindi la ricerca di leggi o postulati sia indirizzata alla giustificazione del caso specifico e non del caso generale.
    Anche nella psicologia questo vale e non sarebbe giusto in essa attuare, negli studi, una immedesimazione dello scienziato nei confronti del soggetto studiato (solo perchè entrambi sono esseri umani) che porterebbe ad una falsificazione del risultato finale.

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    1. Weber, come Dilthey e altri (un certo Windelband, a cui si deve la distinzione originariamente), distingue scienze nomotetiche (che “pongono leggi” universali) e scienza idiografiche (che hanno per oggetto il particolare), ma non considera le prime esclusivamente “naturali” e le seconde “umane” (p.e. la geografia è idiografica ma è naturale, l’economia è nomotetica ma è umana); più che fare la considerazione che fai tu. Perché l’immedesimazione renderebbe impossibile la falsificazione? Ad esempio, se, immedesimandomi in Giulio Cesare, mi immaginassi di essere un codardo, sarei contraddetto (dunque falsificato) da numerosi documenti di e su Cesare che suggeriscono il contrario.

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  6. Dilthey e Weber affrontano il “problema dell’interpretazione della soggettività” dedicandosi principalmente al campo storico e sociale.

    Dilthey sostiene che non si possa ridurre l’uomo alla natura e fa dunque una netta distinzione tra “scienza della natura” e “scienza dello spirito”; nella prima, soggetto studiante e oggetto studiato sono due entità diverse e questo particolare tipo di scienza serve per spiegare i fenomeni e si basa sulle leggi universali. Nella seconda, invece, soggetto studiante e oggetto studiato coincidono e la scienza è dedicata alla comprensione dei fenomeni basata sull’immedesimazione/empatia.

    Weber pone una forte critica allo storicismo di Dilthey sostenendo che sia necessario essere sempre oggettivi e credendo che la scienza debba risultare in ogni caso a-valutativa. Questo criterio dunque mette fuori gioco l’uso dell’immedesimazione, che viene sostituito dal riferimento a così detti tipi ideali ai quali sarebbe giusto rifarsi per spiegare i diversi fenomeni.

    A mio parere, di entrambe queste teorie c’è da tenere in considerazione qualche aspetto per cui, in realtà, credo di non preferire una all’altra. Da un lato sono in accordo con Dilthey sulla distinzione tra scienze della natura e scienze dello spirito in quanto credo che l’uomo non possa essere considerato un puro oggetto naturale come tutti quelli che compongono la natura. Egli è molto più complesso e dunque ha necessità di una scienza specifica che “lo studi”. Dall’altro lato, però, non credo che il criterio dell’empatia sia il migliore per comprendere le cose, anzi. Con l’uso di questo si tenderebbe certamente ad avere un’interpretazione troppo soggettiva, il chè per la scienza è cosa da evitare. Sostengo, dunque, che per comprendere e studiare i fenomeni sia molto più valida la referenza ai tipi ideali di Weber, sicuramente più oggettivi e reali. (Spero di non essere “caduta” in contraddizione avendo scelto un aspetto di un filosofo e uno dell’altro).

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    1. Forse avresti dovuto più semplicemente ritrovare in Weber stesso una certa condivisione dell’idea che lo studio dell’uomo debba seguire un metodo proprio (basato su “tipi di agire” che possiamo comprendere solo in quanto siamo noi stessi umani). Quindi, riconosciuto questo “debito” di Weber nei confronti di Dilthey, procedere alla critica all’empatia. Che ne pensi?

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  7. Personalmente credo che l’approccio di Weber sia più convincente rispetto a quello di Dilthey. Innanzitutto perchè nella sua idea Weber introduce quattro diversi tipi di agire. Questi tipi di agire racchiundono tutte le possibili motivazioni di un azione, come ad esempio azioni che seguono valori, scopi o tradizioni. Un’altra idea positiva, a mio parere, è la teoria della possibilità oggettiva, che consiste nel pensare cosa sarebbe accaduto se un fatto o una determinata azione non si fossero realizzati. Ultima cosa che differenzia Weber da Dilthey è l’immedesimazione, infatti nelle teoria di Weber essa non è necessaria, anzi non è proprio richiesta, rendendo la sua scienza avalutativa.

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  8. L’approccio che più mi convince è a parere mio quello attutato dallo storicismo tedesco di Dilthey. Il filosofo considera abbastanza paradossale pensare di condurre esperimenti, o ancora formulare ipotesi, con valore scientifico su noi stessi (intesi come uomo); quindi separa le scienze ‘della natura’, cioè che riguardano la sfera che non comprende l’uomo(dove il soggetto è concettualmente diverso dall’oggetto), dalle scienze ‘umane’, come per esempio la psicologia (dove il soggetto tende ad identificarsi con l’oggetto, e viceversa). In quest’ultimo caso, quindi, come afferma lo stesso Dilthey, non è possibile indagare con metodo meccanicista, come si usa solitamente fare nella scienza naturali (pensiamo per esempio alla fisica classica); saranno invece da considerare le diverse cose che riguardano strettamente l’ambiente umano, e soprattutto l’esserlo, come per esempio i pensieri e i valori dello stesso.
    Il rischio nel quale incorriamo è quello di fare interpretazioni soggettive della psicologia o della storia degli altri, attribuendo a loro le nostre emozioni, invece che le loro reali emozioni. Nonostante ciò questo approccio mi convince di più.

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  9. La tesi sostenuta da Weber sembra essere più convincente, per esempio la sua considerazione del fatto che le scienze in generale si occupino dei singoli è compatibile con la teoria della relatività di Einstein, in cui tempo e velocità sono relativi per gli osservatori. Inoltre la mancanza di immedesimazione è qualcosa di necessario per mantenere le fonti storiche imparziali, inserendo qualche sorta di giudizio personale si andrebbe a intaccare l’informazione, che risulterebbe meno credibile (le informazioni manipolate sono un modo di piegare la realtà in maniera differente per i propri interessi, succede per esempio nelle dittature)

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  10. Personalmente ritengo l’approccio di Weber più completo ed efficace nel campo delle scienze umane. Egli riesce infatti a spiegare in maniera convincente, introducendo i cosiddetti “tipi di agire”, le motivazioni di un soggetto che compie un ‘azione, evitando il “pericoloso” processo di immedesimazione di Dilthey, il quale a causa delle idee politiche del soggetto osservatore può facilmente dare origine ad un giudizio distorto.

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  11. Trovo più convincente l’approccio di Weber perché l’immedesimazione, oltte a risultare a volte difficile o, addirittura, impossibile, rende meno oggettiva la rappresentazione di un fatto storico e ne intacca quella visione oggettiva necessasria a fornirne una visione universalmente condivisibile.

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