18 pensieri su “5F per mercoledì 5 aprile

  1. Sinceramente non riesco a comparare i due approcci, mi sembra quasi che si occupino di “problematiche” differenti, quindi penso di non aver compreso molto bene il pensiero di Weber. L’unica comparazione che sono riuscita a fare tra i due, riguarda la spiegazione dei fenomeni storico-sociali, nei quali, secondo Weber, non interviene alcuna immedesimazione o compenetrazione empatica tra studioso e personaggio storico d’interesse, mentre lo studio di Dilthey si basa proprio su questi due “pilastri”. Ma anche questo collegamento mi sembra molto debole, in quanto avevo capito che l’approccio di Dilthey si occupasse solo dell’uomo in quanto singolo individuo, quindi nel momento in cui lo studio si spostasse dal singolo personaggio storico ad un intero fenomeno (una guerra per esempio), l’approccio di Dilthey non sarebbe applicabile secondo me, mentre quello di Weber sí. Quindi non riesco a fare un paragone tra i due, in quanto mi sembrano entrambi applicabili, ma per ottenere fini differenti.

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    1. In realtà Weber, come anche il manuale suggerisce, elabora il suo metodo in contrapposizione a quello degli storicisti come Dilthey proprio sulla base delle considerazioni che svolgi. In che senso si occuperebbe di “problematiche differenti” rispetto a Dilthey? In ultima analisi si occupano entrambi di “scienze storico-sociali” o, più genericamente, “umane” (“dello spirito” le chiama Dilthey) per le quali propongono due distinti metodi.

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  2. Penso che il miglior approccio fin qui analizzato è quello di Weber.
    Condivido infatti del tutto il fatto che è ritenuto sbagliato immedesimarsi nelle altre persone per tentare di spiegarne il loro comportamento. Attraverso questo metodo infatti si metterebbe in discussione tutta la storia. Weber astutamente per fuggire da questo problema introdusse delle categorie attraverso le quali, secondo egli, si riesce a spiegare il comportamento dell’uomo. Queste quattro categorie permettono secondo me di vedere l’uomo da un punto di vista oggettivo, ed è per questo che quello di Weber, secondo me, è il miglior approccio studiato fin ora.

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  3. Io ritengo che entrambi gli approcci abbiano elementi validi: lo storicismo di Dilthey nel tenere conto della soggettività dei protagonisti della storia per comprendere le loro azioni, quello di Weber nell’utilizzare il metodo della possibilità oggettiva per trovare le cause degli eventi storici.

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  4. Io ritengo che entrambi gli approcci presentino elementi validi: quello di Dilthey nel tener conto della soggettività dei protagonisti della storia per comprendere i loro comportamenti, quello di Weber nell’utilizzare il metodo della possibilità oggettiva per trovare le cause degli eventi storici.

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  5. A mio parere il miglior approccio studiato è l’approccio di Weber. Di lui condivido pienamente il fatto che sia sbagliato immedesimarsi nelle altre persone per decifrare il loro comportamento. Per questo egli introduce i “tipi ideali”: categorie che permettono di spiegare il comportamento dell’uomo senza soggettivizzare qualunque situazione. Tramite queste categorie (agire tradizionale, agire affettivo, agire razionale secondo valore, scopo) il comportamento viene spiegato in maniera oggettiva.

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  6. Ritengo l’approccio di Weber più completo e corretto nel campo delle scienze umane. Egli riesce infatti a spiegare in maniera convincente, attraverso i“tipi di agire”, le motivazioni di un soggetto che compie un ‘azione, evitando l’immedesimazione di Dilthey. Inoltre Weber riesce a fare a meno dell’unione fra soggetto e oggetto che invece Dilthey fa. Questo porta a risultati diversi. Non c’è più infatti l’empatia fra i valori di soggetto e oggetto che potrebbero distorcere i fatti. Infatti ciò che mi convince maggiormente di Weber è l’avalutazione della scienza, mantenendo separati il giudizio dei valori e quello dei fatti.

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  7. Tra i due mi convince di più Weber.Secondo lui , infatti, la scienza deve restare sempre “avalutativa” e non confondere mai il piano del giudizio di valore con quello dei giudizi di fatto. Inoltre Weber , con i ” tipi ideali” riesce a spiegare in parte i comportamenti umani. Questo fa sì che il suo metodo diventi scientifico.
    Infine , si può aggiungere , Weber non è oggettivo perché in lui troviamo una forma di immedesimazione con ciò che egli stesso analizza.

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  8. Anche se il metodo di Dilthey corre il rischio di non essere oggettivo, mi convince più del metodo di Weber. Mi sembra corretta la considerazione secondo cui c’è bisogno di tenere conto di ciò che noi sappiamo sugli esseri umani in quanto lo siamo noi stessi. Il metodo di Weber, invece, mi sembra inapplicabile, cioè mi sembra impossibile considerare “che cosa sarebbe accaduto se quella determinata azione non fosse stata compiuta dal quel personaggio”, perché ci sarebbero troppe condizioni da considerare per sviluppare un’ipotesi. I personaggi storici, anche se a grandi linee si possono considerare come corrispondenti ai “tipi ideali” che Weber elenca, di fatto sono diversi uno dall’altro, come lo sono tutti gli umani; reagiscono quindi in modo diverso alle circostanze. Se provo a immaginare uno scenario diverso dalla realtà storica, in cui un tal personaggio non abbia compiuto una determinata azione, devo considerare che in questo scenario si muovono anche altri personaggi, che avrebbero sviluppato reazioni e azioni diverse in base al nuovo scenario. Dunque non posso “indovinare” come avrebbero reagito tutti i protagonisti di un determinato fatto storico se questo si fosse svolto in modo diverso.

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  9. A mio parere il metodo migliore è quello di Weber, non trovo infatti efficace come metodo quello dell’ immedesimazione nelle altre persone al fine di spiegare i loro comportamenti. Innanzitutto così facendo si potrebbe mettere in discussione tutta la storia inoltre se devo immedesimarmi in un personaggio storico, per esempio, devo compiere uno studio consistente sulla sua vita, sulle vicende in cui era coinvolto, sul clima culturale (in che modo potrebbe averlo influenzato) ecc. Per questo motivo trovo più interessante il metodo di Weber il quale introduce delle categorie “oggettive” per spiegare il comportamento dell’uomo.

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  10. Trovo l’approccio di Weber più convincente in quanto credo che il comportamento umano possa essere ricondotto ai quattro “tipi di agire”, e che quindi anche le scienze umane possano essere in qualche modo ridotte in postulati logici. Concordo con Weber anche sul fatto che nell’interpretazione dei fenomeni storico-sociali non ci si possa basare sull’immedesimazione in quanto essa può produrre costantemente risultati diversi e variabili in base al soggetto che cerca di interpretare il fenomeno. Credo infatti che l’immedesimazione sia solo uno strumento approssimativo che viene utilizzato per interpretare un fenomeno storico-sociale del quale non si possiedono abbastanza informazioni per perseguire uno studio più scientifico.

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  11. L’approccio di Dilthey è interessante, in quanto l’agire umano conserva una certa “unicità”, infatti solo una determinata persona sarebbe in grado di compiere quella determinata azione, tant’è che per comprenderla è necessario immedesimarsi nel suo pensiero. Ma è proprio questo il punto più critico di questo modo di pensare, infatti nel momento in cui ci si immedesima in un personaggio, è difficile non inserire qualcosa di personale, qualcosa di nostro che nulla centra con​ il pensiero di quell’individuo; questo può portare a un’errata interpretazione dei fatti. Questo “problema” è risolto da Weber, che elimina ogni forma di immedesimazione, ma valuta le azioni di una persona in base alle conseguenze; il problema di questo approccio è che toglie “umanità” alle azioni di una persona.

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  12. Mentre in Dilthey sorge il paradosso per il quale, adottando un approccio oggettivistico all’umano, ci priviamo di ciò che conosciamo dell’umani per il fatto stesso di essere noi degli esseri umani, l’approccio di Weber pare essere più completo e preciso. Egli infatti nega giustamente che la comprensione dell’oggetto delle scienze umane sfugga al paradigma scientifico della spiegazione, in quanto anche l’azione del singolo va spiegata riconducendola a un tipo ideale. Egli inoltre le precisa che nella spiegazione dei fenomeni storico-sociali non interviene alcuna immedesimazione dello storico nei personaggi che esso esamina, perché questo distorcerebbe il giudizio da lui dato. Dunque è il metodo più completo e meglio adattabile si molteplici fatti da analizzare.

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