12 pensieri su “5C per martedì 14 febbraio

  1. Dopo aver analizzato diversi ragionamenti da parte di più filosofi ( Popper, Kuhn, Hempel, Lakatos) per individuare un criterio scientifico-epistemologico in grado di preferire una teoria piuttosto che un’altra, siamo sempre giunti ad individuare una serie di limiti. Quasi sicuramente anche l’approccio di Feyerabend non sarà infallibile ma, riconoscendo che tutte le migliori scoperte sono state fatte per caso (concetto di serendipity) egli sostiene che non bisogna esprimere preferenze sulle teorie, anzi bisogna tenersi aperte tutte le strade possibili di ricerca perché possono rivelarsi utili o esatte in futuro. Egli supera tutti i suoi predecessori eliminando il problema alla fonte: non serve trovare un criterio di preferibilità in quanto non è neacessario avere una preferenza.

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    1. Esatto. Il limite dell’approccio di Feyerabend è che sembra piuttosto una rinuncia a fare filosofia della scienza, a favore di una ricerca meramente storiografica relativa ai modi in cui le teorie sono state elaborate e approvate.

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  2. Se in precedenza mi ero convinto dell’affidabilità di Kuhn devo ricredermi davanti alla capacità di Feyerabend di risolvere un grande problema lasciato in sospeso dagli altri empiristi: come riconoscere la maggior “scientificità” di una teoria rispetto ad un’altra. Per lui questo problema semplicemente non si pone, in quanto nessuna teoria è più “affidabile” di un’altra. Quasi tutte le scoperte scientifiche sono state fatte quasi in maniera fortuita, cercando di risolvere altri problemi e basandosi sulle vie di ricerca intraprese da altri scienziati che erano apparse contraddittorie. Qui è ancora più forte la concezione che “non si deve mollare mai” che avevo elogiato in Kuhn. Infatti anche una teoria che potrebbe impossibile, in alcuni punti potrebbe fornire spunti di studio per scienziati futuri. Ogni teoria dunque è ugualmente utile alla scienza. Un processo conosciuto anche come “progresso”, alla base dell’evoluzione del mondo e che non avevo preso in considerazione nell’elogiare il “conservatore” Kuhn.

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  3. Tra gli ultimi approcci esaminati sembrava che quello di Lakatos avesse risolto il problema del criterio di scelta tra due teorie, ma non è così. Infatti secondo la sua visione è migliore quella teoria che presenta contenuto empirico indipendente cioè contenuto che la legge implica senza che lo scienziato che l’ha elaborata l’avesse previsto. Dunque è scientifica quella teoria che prevede cose che non si sono ancora verificate. Tuttavia non possiamo contare il numero di previsioni, inoltre se due teorie hanno contenuti empirici ma sono in contraddizione tra loro, quale scegliamo? Dunque siccome l’approccio di Lakatos mostra dei limiti come quelli precedenti mentre i paradigmi di Kuhn non li scegliamo con criteri scientifici bisognerebbe, come sostiene Feyerband, liberalizzare la ricerca, tenere tutte le teorie in gioco facendo ricerche su più modelli. Il suo approccio è basato sul principio della serendipity. Si ha questo fenomeno quando si cerca qualcosa che non si trova e si trova qualcosa che non si cerca. Infatti molte tra le scoperte più importanti della storia sono avvenute per puro caso mentre si stava cercando altro. Più linee di ricerca abbiamo maggiori sono le possibilità di serendipity e di fare nuove scoperte, tutto sta allora nelle mani dello scienziato che deve saper cogliere le occasioni anche quando non le aveva previste e riconoscere le scoperte che non si cercavano.

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  4. L’aspetto epistemologico che mi pare più convincente è l’anarchismo metodologico di Paul Feyerabend. Concordo infatti con il principio di “serendipity” secondo il quale cercando qualcosa di specifico si trova qualcos’altro che non si stava cercando, perché c’è sempre qualcosa che ci sfugge e nel momento in cui analizziamo in modo più attento le cose cercando precisamente altro può capitare di scoprire dettagli/aspetti totalmente inaspettati.
    Ritengo infatti fondamentale poter avere sempre la possibilità di conoscere “tutte le sfaccettature della storia” per poterne capire il vero significato ( -> pluralismo delle teorie).

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  5. Io credo che esistendo i fenomeni indipendentemente dalla scienza, non sia sensato tentare di farli rientrare tutti sotto la spiegazione di teorie e leggi. Le teorie e le leggi servono all’uomo per cercare di capire e prevedere i fenomeni (come una religione) ma nonostante esse possano essere vere per un po’ secondo un certo sistema di riferimento (quello del punto di vista umano per esempio) di sicuro ad un certo punto presenteranno delle contraddizioni. Per questo credo che la teoria di Feyerabend sia interessante e libera: tiene conto dello scarso potere che l’uomo ha sulla natura e prevede che essa si riveli a noi lentamente quando meno ce lo aspettiamo, nel fluire dei fenomeni. C’è un’imprevedibilità nell’universo che nessun uomo può capire in modo così assoluto come la scienza si propone di fare,

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    1. Interessante il tuo punto di vista. Tuttavia, non bisogna dimenticare che spesso la “scienza” (o ciò che appare tale) è invocata per dirimere delicate questioni giudiziarie. Un esperto di DNA o di decifrazione di messaggi in codice ecc. con la sua “perizia”, può determinare l’assoluzione o la condanna di una persona. Dunque abbiamo socialmente bisogno di criteri i più “oggettivi” possibile per distinguere ciò che è scientifico da ciò che non lo è, pena il rischio di condannare persone innocenti sulla base di semplici indizi non probanti o di mormorazioni.

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  6. Tra gli approcci proposti e approfonditi, la mia preferenza cade sicuramente sul filosofo dalla dubbia pronuncia Feyerabend. Infatti egli riesce ad associare alla scienza, o meglio al metodo di approccio alla scienze diverse ipotesi che possono essere valide allo stesso modo e contemporaneamente, cose che i precedenti epistemologici non contemplavano. Egli infatti, introducendo anche il concetto di serendipity, evita di scegliere una teoria scientifica valida, rispetto a un’altra teoria, che mira sullo stesso fenomeno, valida, ovviando quindi al problema della classificazione delle stesse, secondo diversi criteri, che potrebbe, sì risultare molto scientifico, ma sicuramente poco logico.

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    1. Che cosa significa che un problema (se è quello il soggetto della tua ultima frase) è “molto scientifico, ma poco logico”?
      Non credi che l’approccio di Feyerabend (pronuncia: “faieràbend”, è di origine tedesca) costituisca una sorta di presa d’atto del fallimento del progetto epistemologico, dal momento che non ci aiuta a scegliere tra teorie rivali, né, come vedremo meglio domani, a distinguere nettamente scienza e non scienza?

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